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Cos'hanno in comune il poeta, lo sciamano, il mago, il saggio? Hanno in comune la veggenza, il dono di esplorare i mondi possibili attraverso l'immaginazione. Grazie a questo, essi divengono ponti tra il visibile e gli invisibili e tra la comunità e il sacro. Tutte le culture hanno il loro fondamento nei canti dei veggenti e nei miti da loro trasmessi. Senza tale dono ci sentiamo sradicati e persi, perché lo stato ispirato è anche il cuore di ogni autentico atto creativo e ci permette di sentirci connessi all'anima del mondo. Seguendo un filo rosso che dagli orfici raggiunge il neoplatonismo, i maghi del Rinascimento, mistici come Böhme, fino a toccare poeti come Blake e Yeats e ricercatori come Jung, Corbin e Hillman, questo libro racconta in che modo possiamo riscoprire lo sguardo della veggenza in un'epoca che lo ha quasi completamente rimosso, e indica una via poetica alla trasformazione di noi stessi e del mondo.